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Messa

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La celebrazione di una messa rivolta verso il popolo.

La messa, detta talvolta santa messa o celebrazione eucaristica, è una liturgia propria di diverse Chiese cristiane.

La celebrazione eucaristica è tipica della Chiesa cattolica, delle Chiese veterocattoliche, della Chiesa ortodossa, delle Comunità anglicane di tradizione anglo-cattolica, e di alcune comunità luterane che riservano al sacramento dell'eucaristia un ruolo preponderante nella vita della Chiesa stessa.

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Chiesa (comunità)

Chiesa (comunità)

La Chiesa è la comunità dei fedeli che professano la fede in Gesù Cristo. Talvolta, il termine viene usato al plurale, per indicare diverse comunità di fede che appartengono ad un alveo comune: così, ad esempio, per "Chiese cristiane" ci si riferisce alle diverse forme istituzionali di cristianesimo. In Italia la semplice espressione "la Chiesa" viene utilizzata in genere per indicare la Chiesa cattolico-romana.

Cristianesimo

Cristianesimo

Il cristianesimo è una religione a carattere monoteista, originata dal giudaismo nel I secolo, fondata sulla rivelazione, ovvero sulla venuta e predicazione, contenuta nei Vangeli, di Gesù di Nazareth, inteso come figlio del Dio d'Israele e quindi Dio egli stesso, incarnato, morto e risorto per la salvezza dell'umanità, ovvero il Messia promesso, il Cristo. Classificata da alcuni come "religione abramitica", insieme all'ebraismo e all'islam, è la religione più diffusa al mondo, con una stima di circa 2,4 miliardi di fedeli, pari al 31,1% della popolazione globale nel 2021.

Chiesa cattolica

Chiesa cattolica

La Chiesa cattolica è la Chiesa cristiana che riconosce il primato di autorità al vescovo di Roma, in quanto successore dell'apostolo Pietro sulla cattedra di Roma. I suoi fedeli vengono chiamati cristiani cattolici.

Vetero-cattolicesimo

Vetero-cattolicesimo

Il vetero-cattolicesimo è la dottrina cristiana professata dai cattolici che la Chiesa cattolica romana scomunicò dopo il Concilio Vaticano I perché si erano opposti alla proclamazione dei dogmi della giurisdizione universale del Papa e della sua dell'infallibilità, promossi da papa Pio IX, e definiti dal Concilio Vaticano I con la costituzione dogmatica Pastor Aeternus.

Chiesa ortodossa

Chiesa ortodossa

La Chiesa ortodossa, ufficialmente Chiesa Cattolica Apostolica Ortodossa, è la seconda Chiesa cristiana più grande al mondo, arrivando a contare circa 220 milioni di fedeli battezzati. Essa opera come una comunione di chiese autocefale, cioè il cui capo non riconosce alcuna autorità religiosa in terra al di sopra di sé, ciascuna governata dai propri vescovi nei sinodi locali. La chiesa ortodossa non è dotata di un'autorità dottrinale o governativa centrale analoga al vescovo di Roma, tuttavia il patriarca ecumenico di Costantinopoli è riconosciuto da tutti i vescovi come primus inter pares e considerato come il rappresentante e il capo spirituale di tutti i cristiani ortodossi.

Anglicanesimo

Anglicanesimo

L'anglicanesimo o anglicanismo è una confessione cristiana protestante, e che ebbe origine nel XVI secolo con la separazione della Chiesa d'Inghilterra dalla Chiesa cattolica durante il regno di Enrico VIII. Comprende chiese che sono storicamente legate ad essa ed altre con credenze, pratiche di culto e strutture affini, sebbene non identiche.

Anglo-cattolicesimo

Anglo-cattolicesimo

Per anglo-cattolicesimo, soprattutto nel XIX secolo, si è denominata l'alta chiesa appartenente alla Comunione anglicana, che, pur recitando gli stessi credi della chiesa bassa, tratta la parola cattolico nel credo non solo come un vero sinonimo più antico universale, ma come il nome della Chiesa di Cristo alla quale appartiene insieme con la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. La chiesa anglo-cattolica non riconosce il papa come suo capo, ma l'arcivescovo di Canterbury.

Luteranesimo

Luteranesimo

Con il termine luteranesimo si indica la prima confessione religiosa cristiana protestante nata in ordine di tempo dalla riforma iniziata da Martin Lutero, che si ispira a lui e ai teologi che ne raccolsero l'eredità, primo fra tutti il suo assistente Filippo Melantone, redattore degli articoli della fede luterana nella Confessione augustana.

Sacramento

Sacramento

Un sacramento nella tradizione teologica cristiana è un segno sensibile della grazia, istituiti da Cristo.

Eucaristia

Eucaristia

L'eucaristìa, o comunione, o santa cena, per gran parte delle Chiese cristiane, è il sacramento istituito da Gesù durante l'Ultima Cena, alla vigilia della sua passione e morte. Il termine deriva dal greco antico εὐχαριστία, eucharistía, «ringraziamento, rendimento di grazie». Il Nuovo Testamento narra l'istituzione dell'eucaristia in quattro passi: Matteo 26,26-28; Marco 14,22-24; Luca 22,19-20; Prima lettera ai Corinzi 11,23-25.

Nomenclatura

Il termine "messa" viene usato dai cattolici di rito latino e deriva dalla parola latina missa che nel rito romano viene pronunciata dal diacono o in sua assenza dal sacerdote, quando congeda i fedeli dicendo: Ite, missa est.

Nei tempi apostolici (I secolo) la celebrazione eucaristica era chiamata κλάσις τοῦ ἄρτου,[1] fractio panis (frazione del pane)[2]: "il gesto della frazione del pane, compiuto da Cristo nell'ultima Cena, [...] sin dal tempo apostolico ha dato il nome a tutta l'azione eucaristica".[3]

A Roma nel I secolo (come attesta Clemente di Roma) e nel II (come attesta Giustino martire) si usava in greco il termine εὐχαριστία, che fu adottato in latino (eucharistia) nel III secolo da Tertulliano e da Cipriano.[4] Gli stessi due autori usarono anche i termini gratiarum actio, benedictio, sacrificium, solemnia, prex e oblatio.[4]

Altri nomi usati entro il V secolo includono cena dominica (cena del Signore), prosphora o oblatio (sacrificio), synaxis o congregatio (assemblea), mysteria (misteri) e, a partire da Agostino d'Ippona (morto nel 430), sacramentum altaris (sacramento dell'altare).[2]

Il termine missa, di cui la prima testimonianza certa ora conosciuta si trova in una lettera di Ambrogio di Milano del 386 circa,[4] si affermò come designazione generale del sacrificio eucaristico in Occidente dopo il tempo di papa Gregorio I (morto nel 604).[2]

"Era destino di tutti gli altri nomi di essere soppiantati in Occidente dal nome classico Missa".[4]

Actio era la denominazione classica romana,[5] termine che nel medioevo e nel Messale romano indica il Canone della Messa,[6]

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Rito latino

Rito latino

Per rito latino, detto talvolta "rito romano", si intende propriamente l'insieme dei riti liturgici usati nella Chiesa latina, detta anche Occidentale.

Lingua latina

Lingua latina

La lingua latina è una lingua indoeuropea appartenente al gruppo delle lingue latino-falische. Veniva parlata nel Lazio dagli inizi del I millennio a.C.; oggi rimane la lingua ufficiale di un solo stato al mondo: la Città del Vaticano.

Rito romano

Rito romano

Il rito romano è il rito liturgico tramandato dalla Chiesa di Roma ed è attualmente quello più diffuso del cristianesimo.

Diacono

Diacono

Il diacono è il ministro di culto che ha ricevuto il primo grado del sacramento dell'ordine in alcune confessioni cristiane.

Sacerdote (cattolicesimo)

Sacerdote (cattolicesimo)

Nella Chiesa cattolica il sacerdote è un ministro di culto che ha ricevuto il secondo o il terzo grado del sacramento dell'Ordine sacro. Propriamente, quindi, vengono considerati sacerdoti il presbitero e il vescovo, ma non il diacono.

Ite missa est

Ite missa est

La locuzione latina Ite, missa est è la formula di congedo con cui si conclude la messa celebrata dai cattolici di rito romano. Con queste parole il celebrante o, se presente, il diacono congeda i fedeli, che rispondono «Deo gratias».

Lingua greca

Lingua greca

La lingua greca è un ramo indipendente della famiglia delle lingue indoeuropee, nativa della Grecia e altre parti del Mediterraneo dell'est e del Mar Nero. Ha la più lunga storia documentata – circa 34 secoli – di ogni altra lingua indoeuropea vivente. Al 2022, è parlata da 13,3 milioni di parlanti totali.

Quinto Settimio Fiorente Tertulliano

Quinto Settimio Fiorente Tertulliano

Quinto Settimio Fiorente Tertulliano, conosciuto semplicemente come Tertulliano, è stato uno scrittore romano, filosofo e apologeta cristiano, fra i più celebri del suo tempo. Negli ultimi anni della sua vita entrò in contatto con alcune sette ritenute eretiche, come quella riconducibile al prete Montano; per questo motivo fu l'unico antico apologeta cristiano, insieme ad Origene Adamantio, a non ottenere il titolo di Padre della Chiesa.

Tascio Cecilio Cipriano

Tascio Cecilio Cipriano

Tascio Cecilio Cipriano è stato un vescovo e scrittore romano, vescovo di Cartagine e martire, venerato come santo e Padre della Chiesa dalla Chiesa cristiana.

Agostino d'Ippona

Agostino d'Ippona

Aurelio Agostino d'Ippona è stato un filosofo, vescovo e teologo romano di origine nordafricana e lingua latina.

Papa Gregorio I

Papa Gregorio I

Gregorio I, detto papa Gregorio Magno ovvero il Grande, è stato il 64º vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica, dal 3 settembre 590 fino alla sua morte. La Chiesa cattolica lo venera come santo e dottore della Chiesa. Anche le Chiese ortodosse lo venerano come santo.

Storia

Nei primi due secoli del Cristianesimo, la Messa fu celebrata all'interno di normali case private, nella cornice di un banchetto serale, che ricordava l'Ultima Cena.

Nel II secolo, la Messa fu separata dalla celebrazione domestica della Cena per dare maggiore risalto all'Eucaristia. La Messa aveva luogo di mattina e in luoghi di culto dedicati. La prima Apologia di Giustino (150 circa) attesta che in essa vi erano le seguenti fasi: lettura dei testi biblici, l'omelia del presidente, il licenziamento dei catecumeni e dei penitenti che potevano seguire solamente la prima parte, la preghiera dei fedeli, il bacio di pace, la consacrazione episcopale dell'offerta di pane e vino mescolati ad acqua, l'abbondante orazione che le trasformava nel Corpo e nel Sangue di Cristo, la Comunione dei fedeli. Essa recita:

E nel giorno chiamato del sole (= domenica), tanto quelli che abitano in città come quelli che abitano in campagna si adunano nello stesso luogo e si fa lettura delle memorie degli apostoli e degli scritti dei profeti, sin che il tempo lo permette. Quando il lettore ha terminato, il preposto tiene un discorso per ammonire ed esortare all’imitazione di questi buoni esempi. Poi tutti insieme ci leviamo ed innalziamo preghiere; indi, cessate le preci, si reca, come si è detto, pane, vino e acqua; e il capo della comunità nella stessa maniera eleva preghiere e ringraziamenti con tutte le sue forze e il popolo acclama, dicendo: «Amen». Quindi si fa la distribuzione e la spartizione a ciascuno degli alimenti eucaristizzati e se ne manda, per mezzo dei diaconi, anche ai non presenti. I facoltosi e volenterosi spontaneamente danno ciò che vogliono. Ciò che si raccoglie è consegnato al capo, il quale soccorre gli orfani, le vedove, i bisognosi per malattia o altro, i detenuti e gli ospiti sopravvenuti: egli soccorre, in una parola, chiunque si trovi in bisogno. (Prima Apologia , nn. 65-67[7])

La Traditio Apostolica di Ippolito (220 circa) attesta che si cantavano salmi e inni cristiani.[8]

Giustino, Tertulliano e Cipriano attestano che la Messa aveva luogo di Domenica, giorno della Resurrezione del Signore e primo giorno della settimana cristiana.

Nei primi secoli, la Comunione era prevalentemente amministrata sotto le due specie eucaristiche[9], ad eccezione degli infermi cui era amministrato il solo Corpo di Cristo.[10]

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Cattolicesimo

Significato teologico

La celebrazione eucaristica ha quattro significati principali:

  • il convito, segno di unione fra Cristo e la Chiesa, come l'Ultima Cena,
  • il memoriale, ricordo e presenza reale di Cristo nell'attesa del suo ritorno,
  • il ringraziamento, per i doni ricevuti da Dio,
  • il sacrificio, rinnovazione incruenta del sacrificio di Cristo sul Calvario.

Questi quattro significati principali sono intimamente legati fra loro e sono richiamati da diverse parti della liturgia. Abbastanza vivo è il dibattito teologico su quale, tra questi, sia il significato principale da attribuire alla celebrazione eucaristica.[11]

Nell'eucaristia l'attore principale è Cristo, presente attraverso il sacramento. È infatti Cristo l'offerta che la Chiesa attraverso lo Spirito Santo presenta al Padre in virtù della comunione che la rende «un solo Corpo» con Cristo. L'offerta di Cristo è presentata dal sacerdote, che agisce «in persona Christi» e dall'assemblea che partecipa alla celebrazione. Tuttavia, la celebrazione non è a esclusivo vantaggio dell'assemblea, ma i frutti spirituali dell'eucaristia, che è il sacrificio di Cristo per la redenzione del mondo, sono per tutta la Chiesa, non solo per tutti i vivi, ma anche per le anime dei defunti che si trovano in Purgatorio. Gli angeli e i santi si uniscono alla liturgia terrena che è prefigurazione della liturgia celeste con cui la Chiesa trionfante adora Dio.[12]

Il Concilio di Trento sintetizzò la dottrina della Chiesa inerente alla Santa Messa in nove canoni. Ciascuno di essi rappresenta un dogma, la cui mancata accettazione comporta l'anatema o scomunica. In particolare, essi impongono di riconoscere che la Messa è un sacrificio propiziatorio offerto a Dio in ricordo dell'Ultima Cena; che essa possa essere validamente celebrata dai soli sacerdoti in assenza dei fedeli; che essere offerto per i vivi e per i morti, per i peccati, le pene, le soddisfazione; nonché come Messa di suffragio ai santi volta a ottenere la loro intercessione.[13]

Rito romano

Viene qui di seguito descritta la forma celebrativa del rito romano entrata in vigore col Messale Romano di papa Paolo VI nel 1969 in applicazione delle disposizioni della costituzione Sacrosanctum Concilium emanata dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Per la forma immediatamente precedente, il cui uso secondo le linee guida della Sede Apostolica può essere concesso dal vescovo diocesano a gruppi particolari,[14] si veda la voce Messa tridentina.

La celebrazione consiste di due parti principali: la Liturgia della Parola e la Liturgia eucaristica; esse sono così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di culto. Nella messa viene imbandita tanto la mensa della parola di Dio quanto la mensa del Corpo di Cristo, e i fedeli ne ricevono istruzione e ristoro. Ci sono inoltre alcuni riti che iniziano e altri che concludono la celebrazione.

I riti di introduzione

I riti che precedono la Liturgia della Parola hanno un carattere di inizio, di introduzione e di preparazione.[15] Scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l'eucaristia.

  • Introito. Mentre i sacerdoti accedono processionalmente all'altare, i fedeli accompagnano con il Canto d'Ingresso questo momento. Se non si canta, si legge l'antifona proposta dal Messale.[16]
  • Saluto. Consiste nel Segno di Croce, la formula Il Signore sia con voi (Dominus vobiscum) o simili, e la presentazione (generalmente da parte del sacerdote o del diacono) della messa del giorno, invece il Vescovo può usare la formula "La pace sia con voi".[17]
  • Atto penitenziale. I fedeli e il sacerdote chiedono perdono per i propri peccati. Si utilizza una delle tre formule proposte: il Confesso (Confiteor), una forma responsoriale che ha inizio con l'invocazione Pietà di noi, Signore (Miserere nostri, Domine), oppure le invocazioni Signore, pietà (Kyrie, eleison).
  • Kyrie eleison. Se nell'atto penitenziale non è già stata usata questa formula, vanno eseguite le invocazioni.
  • Gloria. Nelle domeniche (tranne in Avvento e Quaresima), solennità e feste, e quando è prescritto, si recita o canta l'inno Gloria a Dio nell'alto dei cieli (Gloria in Excelsis Deo).[18]
  • Orazione colletta. Introduce la messa del giorno tramite una preghiera mobile, che termina con la conclusione lunga o "trinitaria".[19]

La liturgia della parola

La liturgia della parola è costituita dalla lettura di brani tratti dalla Bibbia, dall'omelia del celebrante (ove prescritta), dalla professione di fede (nelle domeniche e solennità), e dalla preghiera dei fedeli.

I testi delle letture cambiano ogni giorno e sono tratti dal Lezionario. I testi ruotano secondo un modello di anni pari e anni dispari nelle ferie e anni A, B, e C nelle domeniche e in alcune solennità; nella maggior parte delle solennità le letture sono le stesse tutti gli anni. Nelle celebrazioni di precetto si leggono due letture prima del Vangelo; nelle altre celebrazioni, una sola lettura prima del Vangelo. Dopo la prima lettura ha luogo il Salmo responsoriale. Le letture non sono proclamate da colui che presiede, ma da altri ministri; il Vangelo è letto dal diacono, o da un altro sacerdote, o altrimenti dallo stesso celebrante principale.[20]

  • Prima lettura. Nelle domeniche e nelle solennità è generalmente tratta dall'Antico Testamento o, nel Tempo di Pasqua, dagli Atti degli Apostoli. È generalmente subordinata al Vangelo, che deve dare senso a questo brano. Quando non vi è la seconda lettura, la prima lettura può essere tratta dall'Antico o dal Nuovo Testamento.
  • Salmo responsoriale. È tratto dal Libro dei salmi, o talvolta da un cantico biblico, nel quale alle strofe si frappone un ritornello cantato o recitato dall'assemblea. Le strofe del salmo possono essere cantate o recitate da un salmista. Al posto del Salmo responsoriale riportato nel Lezionario si può cantare il graduale tratto dal Graduale romanum oppure un salmo dal Graduale simplex.[21]
  • Seconda lettura. È presente solo nelle domeniche e nelle solennità ed è tratta dal Nuovo Testamento, in genere dalle lettere paoline e cattoliche.
  • Sequenza. In alcune limitate occasioni, precisamente Pasqua e ottava, Pentecoste, Corpus Domini e Memoria della B.V.M. Addolorata, prima dell'Alleluia viene recitata o cantata la sequenza, una preghiera di invocazione non di origine scritturistica. È obbligatoria solo nei giorni di Pasqua e Pentecoste.[22]
  • Canto al Vangelo. Precede la lettura del Vangelo, e viene generalmente cantato. La formula di canto al Vangelo è l'Alleluia in tutti i periodi dell'anno tranne la Quaresima e la Settimana Santa, nella quale si canta un altro versetto oppure il tratto presente nel Graduale.[23]
  • Vangelo. Costituisce il culmine della liturgia della parola.[24] Nell'anno A predomina il Vangelo di Matteo, nell'anno B quello di Marco e nell'anno C quello di Luca. Tuttavia, nelle feste della Vergine viene sempre letto quello di Luca, e in alcuni periodi (Settimana Santa, Tempo di Pasqua, Tempo di Natale...) si legge il Vangelo di Giovanni.
  • Omelia. Obbligatoria di domenica e nelle feste di precetto e raccomandata negli altri giorni in particolare nelle ferie di Avvento e Quaresima,[25] è la spiegazione "o di qualche aspetto delle letture della sacra Scrittura, o di un altro testo dell'Ordinario o del Proprio della Messa del giorno",[26] ed è tenuta di solito dal celebrante.[25]
  • Professione di fede. Nelle domeniche e nelle solennità i fedeli testimoniano la propria fede recitando il Credo. Generalmente, si recita il Simbolo niceno-costantinopolitano, ma, soprattutto in Quaresima e nel Tempo di Pasqua, può essere sostituito dal più breve Simbolo apostolico.[27]
  • Preghiera universale o preghiera dei fedeli. Conviene che abbia luogo a tutte le messe con partecipazione di popolo.[28] Generalmente, il sacerdote introduce la preghiera con una breve monizione, quindi il diacono o un lettore legge o canta le singole intenzioni (l'ordine di solito è: preghiera per la Chiesa, per i governanti e per il mondo, per i tribolati, per la comunità locale),[29] che terminano con l'invito Preghiamoː Ascoltaci, o Signore o simile (in latino Dominum deprecemur: Te rogamus, audi nos). Il popolo risponde all'invito proposto. La preghiera è conclusa da una breve orazione del celebrante.

La liturgia eucaristica

La liturgia eucaristica sviluppa le azioni di Gesù durante l'ultima cena in tre momenti: la preparazione dei doni, la preghiera eucaristica e la comunione.

La preparazione dei doni (offertorio)

«[V]engono recati ... all'altare, talvolta in processione, il pane e il vino che saranno offerti dal sacerdote in nome di Cristo nel sacrificio eucaristico, nel quale diventeranno il suo Corpo e il suo Sangue. È il gesto stesso di Cristo nell'ultima Cena, "quando prese il pane e il calice". "Soltanto la Chiesa può offrire al Creatore questa oblazione pura, offrendogli con rendimento di grazie ciò che proviene dalla sua creazione" [ Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 18, 4; cf Ml 1,11]. La presentazione delle oblate all'altare assume il gesto di Melchisedec e pone i doni del Creatore nelle mani di Cristo. È lui che, nel proprio Sacrificio, porta alla perfezione tutti i tentativi umani di offrire sacrifici.»

(Catechismo della Chiesa cattolica, § 1350.)

Durante la presentazione delle offerte, in genere l'assemblea esegue il canto d'offertorio, mentre il sacerdote benedice e pronuncia sottovoce le preghiere sul pane e il vino Benedetto sei tu, Signore, Dio dell'universo (Benedictus es, Domine, Deus universi), che vengono invece pronunciate ad alta voce se manca il canto, nel qual caso l'assemblea può rispondere Benedetto nei secoli il Signore (Benedictus Deus in saecula).[30]

Anticamente i fedeli portavano il proprio pane e il vino da consacrarsi; rimane però il valore e il significato spirituale del gesto della presentazione delle offerte. Si possono anche fare offerte in denaro o presentare altri doni per i poveri o per la Chiesa.[31]

Seguono poi il lavabo, rito con cui il sacerdote prega di essere purificato dai peccati, mentre si lava le mani, quindi l'invito alla preghiera da parte del sacerdote cui il popolo rispondeː Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa, e l'orazione sopra le offerte.[32]

La preghiera eucaristica
Lo stesso argomento in dettaglio: Preghiera eucaristica.

Gli elementi principali di cui consta si possono così distinguere:[33]

  • Azione di grazie (prefazio). Variabile a seconda della "diversità del giorno, della festa o del Tempo".
  • Acclamazione. Santo (Sanctus), cantato da tutta l'assemblea.
  • Epiclesi. Consiste nell'invocazione dello Spirito Santo sulle offerte affinché diventino realmente corpo e sangue di Gesù Cristo. L'assemblea si inginocchia mentre il sacerdote recita l'epiclesi e resta inginocchiata per tutto il racconto seguente.
  • Memoriale dell'istituzione e consacrazione. Il sacerdote consacra le offerte pronunciando le parole di Gesù durante l'ultima cena, mentre alza l'ostia e il calice. Segue un'invocazione dell'assemblea, generalmente Annunziamo la tua morte, Signore... (Mortem tuam annuntiamus, Domine...) introdotta dal sacerdote con le parole Mistero della fede (Mysterium fidei).
  • Anamnesi. Vengono commemorate la passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo di Cristo.
  • Offerta. La Chiesa offre a Dio, per mezzo dello Spirito Santo, la vittima immacolata.
  • Intercessioni per i vivi e per i defunti.
  • Dossologia. La formula conclusiva, Per Cristo, con Cristo e in Cristo... (Per ipsum et cum ipso et in ipso...) al termine della quale il popolo dà il proprio assenso acclamando Amen.

Esistono diverse preghiere eucaristiche. L'Ordinamento Generale del Messale Romano[34] disciplina l'uso delle Preghiere I, II, III, IV. La Preghiera Eucaristica I, detta anche Canone Romano, si può sempre usare; la II è "più indicata per i giorni feriali o in circostanze particolari"; la III è preferibile "nelle domeniche e nei giorni festivi"; la IV si può dire "quando manca un prefazio proprio e nelle domeniche del tempo ordinario".

Nell'appendice all'Ordo missae del Messale Romano, Editio typica tertia, si trovano inoltre le preghiere eucaristiche "della riconciliazione" I e II, e la preghiera eucaristica V che si può usare "nelle messe per varie necessità".

Tutte le preghiere eucaristiche in uso configurano un'unica azione eucaristica-sacrificale, espressa in parole, gesti e preghiere dal sacerdote; l'assemblea è invitata a unirsi all'azione del celebrante, in quanto egli dice: "Rendiamo grazie al Signore nostro Dio" (Gratias agamus Domino Deo nostro); "È cosa buona e giusta" (Dignum et iustum est) e attende che essa ratifichi la propria preghiera con l'Amen.

I riti di comunione
  • Preghiera del Signore. Dopo una breve introduzione del sacerdote, tutti recitano o cantano il Padre nostro (Pater Noster), tratto da Matteo 6,9-13, al termine del quale il sacerdote recita l'embolismo Liberaci, o Signore... (Libera nos, quaesumus, Domine), al quale il popolo risponde con la dossologia Tuo è il regno... (Quia tuum est regnum...)
  • Rito della pace. Introdotto da una breve orazione del celebrante, segue l'invocazione affinché la pace di Dio sia sul popolo e quindi, secondo opportunità,[35] lo scambio di un segno di pace secondo gli usi locali (a seconda di quanto stabilito dalle Conferenze Episcopali), in modo sobrio.[36]
  • Frazione del pane. In maniera visibile a tutti, il sacerdote compie tale azione ed esegue l'immistione di una piccola porzione dell'ostia nel calice a significare "l'unità del Corpo e del Sangue di Cristo nell'opera della salvezza".[37] Nel mentre si dice o si canta l'Agnello di Dio (Agnus Dei).
  • Un Sacerdote che distribuisce la Comunione.
    Comunione. Con una preghiera silenziosa il sacerdote si prepara alla propria comunione, quindi presenta l'Agnello di Dio, dice insieme con l'assemblea Signore, non sono degno... (Domine, non sum dignus...) e comunica sé stesso (mentre inizia il canto di comunione[38]) e i ministri. Dopodiché ha luogo la distribuzione della Santa Comunione ai fedeli che ne hanno le debite disposizioni. Il comunicando "riceve il sacramento in bocca o, nei luoghi in cui è stato permesso, sulla mano, come preferisce."[39] In alcuni casi i fedeli ricevono la Comunione sotto le due specie (pane e vino), ma è cosa poco diffusa per via della consuetudine della ricezione sotto la sola specie del pane. La santa Comunione sotto le due specie può essere amministrata per intinzione della specie del pane nel vino consacrato oppure per assunzione al calice che i fedeli ricevono appena dopo essersi comunicati col Corpo di Cristo. Se i comunicandi sono numerosi e il celebrante non è aiutato da altri sacerdoti o ministri (diaconi o accoliti), può attuare la pratica di istituire dei ministri straordinari della Santa Comunione, ossia fedeli che ottengono il permesso di distribuire la Comunione. Tale "ministro straordinario della santa Comunione" è ammesso soltanto laddove la necessità lo richieda, ossia quando il Sacerdote è impedito da malattia, vecchiaia o altro serio motivo o quando il numero dei fedeli che accedono alla Comunione è tanto grande che la celebrazione stessa della Messa si protrarrebbe troppo a lungo (nel senso che andrà considerata motivazione del tutto insufficiente un breve prolungamento, secondo le abitudini e la cultura del luogo). Tale funzione è stata frequentemente abusata, e la Santa Sede ha precisato che laddove sia di solito presente un numero di ministri sacri sufficiente anche alla distribuzione della santa Comunione, non si possono deputare a questo compito i ministri straordinari della santa Comunione, ricordando che in tali circostanze, coloro che fossero deputati a tale ministero sono chiamati a non esercitarlo. La Santa Sede inoltre definisce "riprovevole" la prassi di sacerdoti che, presenti alla Messa, si astengano dal distribuire la Comunione, incaricando di tale compito i laici.[40]
  • Orazione dopo la comunione. Orazione recitata dal sacerdote con la conclusione breve.

I riti di conclusione

  • Comunicazioni o avvisi al popolo.
  • Benedizione. Generalmente, il sacerdote, premesso il saluto Il Signore sia con voi, cui l'assemblea risponde di conseguenza, impartisce la benedizione dicendo Vi benedica Dio onnipotente, + Padre e Figlio e Spirito Santo, alla quale il popolo, dopo essersi fatto il segno di croce, risponde Amen. Il vescovo prima di impartire la benedizione come sopra, usa una formula più lunga e che prevede la risposta del popolo, ossia V.) Sia benedetto il nome del Signore. R.) Ora e sempre. V.) Il nostro aiuto è nel nome del Signore. R.) Egli ha fatto cielo e terra. Nelle feste e solennità, può essere usata una formula di benedizione solenne oppure un'orazione sul popolo. Esistono formulari per le varie circostanze. La benedizione solenne comprende invocazioni del sacerdote, alle quali si risponde Amen. L'orazione sul popolo si può usare in alternativa alla benedizione solenne e in altre circostanze, secondo l'opportunità. Comprende una sola invocazione che il sacerdote conclude con la formula di intercessione Per Cristo nostro Signore, cui i fedeli rispondono Amen. Entrambe le formule possono essere precedute dall'invito del diacono Inchinatevi per la benedizione, e sono seguite dalla formula di benedizioneː E la benedizione di Dio Onnipotente + Padre, Figlio, e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre, cui si risponde Amen.
  • Congedo. Quando non segua un altro rito, il diacono congeda il popolo con una formula cui il popolo risponde Rendiamo grazie a Dio.

Altare per la celebrazione eucaristica

Per la Chiesa cattolica l'altare sul quale si rende presente nei segni sacramentali il sacrificio della croce, è anche la mensa del Signore dell'azione di grazie dell'eucaristia.[41]

Secondo il codice di diritto canonico vigente[42] l'altare, "ossia la mensa sulla quale si celebra il sacrificio eucaristico", si dice fisso se è costruito in modo che sia unito al pavimento e che perciò non possa essere rimosso; si dice mobile, invece, se può essere trasportato (can. 1235). Secondo l'uso tradizionale della Chiesa, la mensa dell'altare fisso deve essere di pietra e per di più di una pietra naturale intera; tuttavia, a giudizio della Conferenza Episcopale, si può usare anche altra materia decorosa e solida. Gli stipiti o la base possono essere fatti di qualsiasi materia (can. 1236 §1).

Gli altari fissi devono essere dedicati; quelli mobili, invece, dedicati o benedetti secondo i riti prescritti nei libri liturgici (can. 1237 §1). La dedicazione dell'altare[43] è una parte necessaria del rito della dedicazione di una chiesa, che si svolge per mano del vescovo.[44]

L'altare, fisso o mobile, è "riservato unicamente al culto divino, escludendo del tutto qualsivoglia uso profano" (can. 1239 §1).

La riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II ha comportato l'adeguamento liturgico delle chiese.[45] Si è affermato l'orientamento versus populum del celebrante della messa. Si prescrive che nelle nuove chiese sia costruito un solo altare, che significhi l'unico Cristo e l'unica Eucaristia della Chiesa. Nelle chiese già costruite, quando il vecchio altare è collocato in modo da rendere difficile la partecipazione del popolo e non può essere rimosso senza danneggiare il valore artistico, si costruisca un altro altare fisso, realizzato con arte e debitamente dedicato. Le celebrazioni devono essere compiute soltanto sopra il nuovo altare. Il vecchio altare non deve essere ornato con particolare cura, per non sottrarre l'attenzione dei fedeli dal nuovo altare.[46]

"Altare portatile" pre-Vaticano II in una tavola usata per la messa

Nella disciplina dei secoli immediatamente anteriori al Concilio Vaticano II gli altari fissi, quelli di notevole lunghezza e larghezza, erano diventati rari: generalmente si usava un "altare portatile" di piccole dimensioni (bastava che potesse contenere l'ostia e la maggior parte del calice)[47] che si inseriva in una tavola (in maniera da permettere distinguere la sua presenza attraverso la tovaglia d'altare)[48] o che si poggiava su qualsiasi superficie.[49][50]

Paramenti e oggetti liturgici

Per la celebrazione eucaristica di rito romano, sono previsti per il sacerdote questi paramenti liturgici: l'amitto, il camice, il cingolo, la stola e la casula o la pianeta. L'amitto e il cingolo non sono necessari se non lo richiede la foggia del camice.[51]

Per la consacrazione delle specie (pane azzimo, generalmente in forma di ostia, e vino), durante la celebrazione eucaristica, si utilizzano normalmente vari oggetti tra i quali: la patena e la pisside su cui collocare l'ostia, il calice in cui versare il vino, il corporale su cui collocare patena e calice, il purificatoio per la purificazione dei vasi sacri, la palla per coperchiare il calice e il velo del calice per coprire il calice.

Canto e musica

La musica e il canto adatti per la liturgia sono trattati al capitolo VI (Musica sacra) della costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium. In essa si afferma che l'azione liturgica riveste una forma più nobile quando la liturgia è celebrata solennemente con il canto, con i ministri e la partecipazione attiva del popolo (n. 113). Il gregoriano è considerato il canto proprio della liturgia romana e il Concilio gli riserva il posto principale, anche se non esclude altre forme, soprattutto la polifonia (n. 116). Deve essere tenuto in grande onore l'organo a canne per la sua capacità di dare splendore alla liturgia e di elevazione degli animi alle cose celesti, senza escludere altri strumenti a patto che non profani il carattere sacro della musica liturgica. Il Concilio prevede l'incremento e la conservazione con grande cura del patrimonio musicale della chiesa e la promozione delle scholae cantorum specialmente nelle cattedrali, e che i fedeli possano partecipare attivamente con il canto, ad esempio dell'ordinario della messa (nn. 54 e 114).´

Rito ambrosiano

Lo stesso argomento in dettaglio: Rito ambrosiano.
Messa nel rito Ambrosiano Antico.

È il rito liturgico latino scaturito dal vescovo milanese Ambrogio che prende ispirazione dai riti orientali. Esso è adoperato nella quasi totalità dell'arcidiocesi di Milano (a eccezione di 44 parrocchie) e in alcune parrocchie di diocesi limitrofe (Bergamo, Novara, Lugano, Lodi) e occasionalmente in una parrocchia della diocesi di Casale Monferrato. La celebrazione della messa si svolge secondo lo schema del rito romano con alcune varianti.

Altri riti latini

Negli altri riti latini la messa segue sostanzialmente lo stesso schema del rito romano con varianti più o meno estese.

Rito bizantino

Lo stesso argomento in dettaglio: Divina liturgia e Rito bizantino.
Un altare bizantino

Nel rito bizantino la celebrazione eucaristica prende il nome di Divina liturgia ed è celebrata con modalità molto simili a quelle in uso nella Chiesa ortodossa. All'interno della Chiesa cattolica quindici diverse chiese sui iuris adottano il rito bizantino.

Le differenze con i riti latini sono notevoli nella forma, ma rappresentano solo sfumature diverse della celebrazione dei misteri eucaristici. Generalmente si ritiene che il rito bizantino ponga maggiormente in risalto l'aspetto della liturgia come coro angelico, in particolare attraverso il canto dell'inno dei cherubini che i fedeli cantano in "rappresentanza" degli angeli.

Le differenze più evidenti sono la netta prevalenza di parti cantate rispetto a quelle recitate, la celebrazione dei misteri dietro l'iconostasi (che cela totalmente o parzialmente alcuni momenti della celebrazione alla vista dei fedeli), la comunione ricevuta sotto le due specie anche dai fedeli (generalmente per intinzione).

Altre differenze riguardano la frequente presenza del segno della croce (differente da quello fatto dalla Chiesa latina) compiuto ogni volta che vengono nominate le persone della Santissima Trinità, differenze di calendario liturgico e di paramenti e colori liturgici.

Come nel rito romano, anche nel rito bizantino si possono utilizzare le lingue nazionali nella celebrazione. In area slava rimangono comunque abbastanza frequenti le celebrazioni in slavo ecclesiastico, una lingua esclusivamente liturgica.

Rito armeno

La celebrazione liturgica del rito armeno in uso presso la Chiesa armeno-cattolica è piuttosto simile al rito romano e al rito bizantino.

Il celebrante è assistito da un diacono, il cui ruolo è simile a quello del diacono nel rito bizantino.

All'inizio della celebrazione è prevista la recita del salmo 42, analogamente a quanto avviene nella messa tridentina. Qui è recitata a versetti alternati tra il celebrante e il diacono.

Le orazioni del diacono, cui il popolo risponde "Dio, abbi pietà di noi", sono simili a quelle del rito bizantino.

Sono previste due letture bibliche oltre al vangelo.

Il bacio della pace avviene invece prima della consacrazione.

La preghiera eucaristica è fissa, l'epiclesi segue la consacrazione.

Prima della benedizione finale, è recitata una "preghiera universale".

Al termine della celebrazione, ma solo nelle solennità, si recita una preghiera per il papa.

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Calvario

Calvario

Calvario è la collina appena fuori dalle mura di Gerusalemme su cui, secondo la narrazione dei vangeli, salì Gesù per esservi crocifisso. Il nome deriva dal fatto di essere il luogo della sepoltura di Adamo o per la presenza dei teschi dei condannati non seppelliti. In effetti il Golgota, per tradizione vuole essere la tomba di Adamo. In molte iconografie antiche infatti, le crocifissioni venivano raffigurate con un teschio inumato, dipinto sotto la croce.

Corpo mistico

Corpo mistico

Nella teologia cristiana l'espressione corpo mistico indica la speciale unione che lega i cristiani a Gesù Cristo risorto e che viene descritta con la dottrina teologica della comunione dei santi. La dottrina assume significati diversi nelle diverse confessioni cristiane.

In persona Christi

In persona Christi

In persona Christi è una locuzione latina che significa letteralmente "nella persona di Cristo" ovvero "come se fosse Cristo".

Concilio di Trento

Concilio di Trento

Il concilio di Trento o concilio Tridentino fu il XIX concilio ecumenico della Chiesa cattolica, convocato per reagire alla diffusione della riforma protestante in Europa. L'opera svolta dalla Chiesa per porre argine al dilagare della diffusione della dottrina di Martin Lutero produsse la controriforma.

Dogma

Dogma

Il termine dogma è utilizzato generalmente per indicare un principio fondamentale di una religione, o una convinzione formulata da filosofi e posta alla base della loro dottrina, da considerarsi e credere per vero, quindi come un assioma o postulato non soggetto a discussione da chi si reputa loro seguace o fedele. Il termine può essere applicato in senso estensivo a discipline diverse da quelle religiose.

Anatema

Anatema

L'espressione anatema ha assunto nei secoli e nelle varie culture significati differenti: da offerta rivolta a una divinità, a una situazione di esclusione e a una sorta di maledizione.

Espiazione

Espiazione

L'accezione comune del verbo espiare, espiazione, significa riparare ad una colpa scontandone la pena, come in: "Espiò il suo delitto con il carcere".

Messa di suffragio

Messa di suffragio

Messa in suffragio, nella teologia cattolica, è una Celebrazione Eucaristica in cui vi è l'applicazione di preghiere, indulgenze, opere buone alle anime del Purgatorio, per ottenere da Dio la remissione della pena temporale loro inflitta in sconto dei peccati commessi durante la vita terrena. e la conseguente ammissione dal Purgatorio al Paradiso.

Intercessione

Intercessione

L'intercessione è, in generale, l'intervento che si fa presso qualcuno al fine di ottenere un beneficio per altri.

Papa Paolo VI

Papa Paolo VI

Papa Paolo VI, in latino: Paulus PP. VI, nato Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini, è stato il 262º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, primate d'Italia e 4º sovrano dello Stato della Città del Vaticano, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice, a partire dal 21 giugno 1963 fino alla morte. Beatificato nel 2014, fu proclamato santo il 14 ottobre 2018 da papa Francesco.

Messa tridentina

Messa tridentina

Nella liturgia cattolica, la messa tridentina è quella forma della celebrazione eucaristica del rito romano che segue il Messale Romano promulgato da papa Pio V nel 1570 a richiesta del Concilio di Trento, che trasmette la liturgia in uso a Roma, il cui nucleo risale al III-IV secolo. Fu mantenuta, con modifiche minori, nelle edizioni successive del Messale Romano fino a quella promulgata da papa Giovanni XXIII nel 1962, precedente alla revisione ordinata dal Concilio Vaticano II. Per secoli fu la forma della liturgia eucaristica della maggior parte della Chiesa latina fino alla pubblicazione dell'edizione del Messale promulgata da papa Paolo VI nel 1969 a seguito del Concilio Vaticano II.

Parola di Dio

Parola di Dio

L'espressione Parola di Dio viene utilizzata dai credenti di una certa religione per indicare che i suoi testi sacri di riferimento costituiscono una rivelazione della sapienza di Dio, manifestata per suo stesso volere.

Fonte: "Messa", Wikipedia, Wikimedia Foundation, (2023, March 12th), https://it.wikipedia.org/wiki/Messa.

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Note
  1. ^ Atti 2,42, su laparola.net.
  2. ^ a b c Joseph Pohle, "Sacrifice of the Mass" in Catholic Encyclopedia, New York, 1911
  3. ^ Ordinamento generale del Messale Romano, 83
  4. ^ a b c d Adrian Fortescue, "Liturgy of the Mass" in Catholic Encyclopedia, New York, 1910
  5. ^ Mario Righetti, Storia liturgica, vol. III, Milano, Ancora, 1949, p. 95
  6. ^ The Mass of the Western Rites; Michael S. Driscoll e Michael Joncas, The Order of Mass: A Roman Missal Study Edition and Workbook, LiturgyTrainingPublications, 2011, p. 187; Adrian Fortescue, "Canon of the Mass" in Catholic Encyclopedia, New York, 1908; Pierre Le Brun, Spiegazione letterale, storica e dogmatica delle preci e delle cerimonie della messa
  7. ^ La Messa nei primi secoli. Giustino e la Prima Apologia, su gloria.tv.
  8. ^ Il testo nel canto gregoriano, su farcoro.it.
  9. ^ La Comunione sotto le due specie, su segnideitempi.org.
    «Nei primi secoli della Chiesa, l’uso della comunione sotto le due specie è stato universalmente praticato, ed era ritenuta addirittura parte essenziale della celebrazione;»
  10. ^ Perché si dà la Santa Comunione solo sotto la specie del pane e sul culto alla Vergine e ai santi, su amicidomenicani.it.
    «Fin dai primi secoli della Chiesa si cominciò a dare la S. Comunione solo sotto la specie del pane soprattutto quando si doveva portare la S. Comunione agli ammalati. Il pericolo di versare qualche goccia di sangue del Signore era reale. Reale dunque il rischio di profanazione.»
  11. ^ Il Catechismo della Chiesa Cattolica invita a considerare l'Eucaristia come azione di grazie e lode al Padre, come memoriale del sacrificio di Cristo e del suo corpo, come presenza di Cristo in virtù della potenza della sua parola e del suo Spirito (1358). Altri documenti del Magistero pongono in evidenza la definizione di sacrificio propiziatorio (Cfr.: Can.3;DB, 949: Si quis dixerit; Missae sacrificium tantum esse laudis et gratiarum actiones aut nudam commemorationem sacrificii cruce peracti, non autem propitiatorium... anathema sit).
  12. ^ Catechismo della Chiesa cattolica, 1322-1491
  13. ^ Un’immagine che spiega i 4 Fini della Santa Messa, su radiospada.org, 1º ottobre 2012.
  14. ^ Traditionis custodes, articolo 2
  15. ^ OGMR, n. 46.
  16. ^ OGMR, n. 48.
  17. ^ OGMR, n. 50.
  18. ^ OGMR, n. 53.
  19. ^ OGMR, n. 54.
  20. ^ OGMR, nn. 58-59.
  21. ^ OGMR, n. 61.
  22. ^ OGMR, n. 64.
  23. ^ OGMR, n. 62.
  24. ^ OGMR, n. 60.
  25. ^ a b OGMR, n. 66.
  26. ^ OGMR, n. 65.
  27. ^ Missale Romanum Editio Typica Tertia, Ordo Missae, n. 19.
  28. ^ OGMR, n. 69.
  29. ^ OGMR, n. 70.
  30. ^ Missale Romanum Editio Typica Tertia, Ordo Missae, nn. 23-24.
  31. ^ OGMR, n. 73.
  32. ^ OGMR, n. 77.
  33. ^ OGMR, n. 79 a)-h).
  34. ^ n. 365.
  35. ^ Missale Romanum, Editio Typica Tertia, Ordo Missae, n. 128.
  36. ^ OGMR n. 82.
  37. ^ OGMR, n.83.
  38. ^ OGMR n. 86.
  39. ^ OGMR, n. 161.
  40. ^ Istruzione Redemptionis sacramentum
  41. ^ Ordinamento Generale del Messale Romano, 296
  42. ^ Codice di Diritto Canonico: canoni da 1235 a 1239, su vatican. va.
  43. ^ Rito della dedicazione dell'altare
  44. ^ Benedizione degli oli e Dedicazione della chiesa e dell'altare
  45. ^ L’altare nella storia, su zenit.org, Roma, 7 febbraio 2011. URL consultato il 28 novembre 2018 (archiviato il 28 novembre 2018).
  46. ^ Ordinamento Generale del Messale Romano, 296–303
  47. ^ Codice di diritto canonico del 1917, canone 1198 §3
  48. ^ Augustin Joseph Schulte, "Portable Altar" in Catholic Encyclopedia (New York, 1907)
  49. ^ Enciclopedia ecclesiastica (Venezia 1864), p. 215
  50. ^ La Civiltà Cattolica, 1916, vol. 1, p. 463
  51. ^ Il Messale Romano vigente dal 1970 non cita più il manipolo che è una stola di dimensioni ridotte posta sul braccio sinistro, che in epoca paleocristiana era utilizzata come manutergio per le lacrime del sacerdote scaturite dall'emozione della celebrazione eucaristica, ma già negli anni precedenti la riforma liturgica il suo uso fu reso facoltativo, benché non vietato.
Bibliografia
  • Chiesa Cattolica, Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano, LEV, 1992 (ISBN 88-209-1888-9).
  • Gregorio Ieromonaco (Chatziemmanouil), La divina liturgia. “Ecco, io sono con voi... sino alla fine del mondo”, Città del Vaticano, LEV, 2002.
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