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IRI

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Istituto per la Ricostruzione Industriale
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Sede IRI (poi sede Fintecna) a Roma, via Vittorio Veneto, 89
StatoItalia Italia
Forma societariaSocietà per azioni
Fondazione24 gennaio 1933 a Roma
Fondata daGoverno del Regno d'Italia
Chiusura2002 Incorporazione in Fintecna
Sede principaleRoma
Controllate
Settore
  • alimentare
  • aerospaziale
  • auto
  • costruzioni navali
  • chimica
  • editoria
  • finanza
  • informatica
  • microelettronica
  • metallurgia
  • telecomunicazioni
  • trasporti
Sito webwww.archiviostoricoiri.it/
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi IRI (disambigua).

L'Istituto per la Ricostruzione Industriale (in acronimo IRI) è stato un ente pubblico economico italiano con funzioni di politica industriale.

Istituito nel 1933, durante il fascismo, nel dopoguerra allargò progressivamente i suoi settori di intervento e divenne il fulcro dell'intervento pubblico nell'economia italiana. Nel 1980 l'IRI era un gruppo di circa 1 000 società con più di 500 000 dipendenti. È stata a suo tempo una delle più grandi aziende non petrolifere al di fuori degli Stati Uniti d'America;[1] nel 1992 chiudeva l'anno con 75 912 miliardi di lire di fatturato e 5 182 miliardi di perdite.[2] Ancora nel 1993 l'IRI era il settimo conglomerato al mondo per dimensioni, con un fatturato di circa 67 miliardi di dollari.[3]

Trasformato in società per azioni nel 1992, cessò di esistere dieci anni dopo.

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Acronimo

Acronimo

L'acronimo, o inizialismo, è un nome formato con le lettere o le sillabe iniziali, o più genericamente con sequenze di una o più lettere delle singole parole o di determinate parole di una frase o di una denominazione, leggibili come se fossero un'unica parola. Generalmente sono esclusi dall'acronimo preposizioni e articoli.

Ente pubblico economico

Ente pubblico economico

Un ente pubblico economico, nel diritto italiano, è un ente pubblico che è dotato di propria personalità giuridica e autonomia patrimoniale perfetta, proprio patrimonio e proprio personale dipendente, il quale, anziché agire secondo strumenti propri del diritto amministrativo, aventi natura autoritativa, opera secondo diritto privato, differenziandosi per questo dalle pubbliche amministrazioni.

Italia

Italia

L'Italia, ufficialmente Repubblica Italiana, è uno Stato membro dell'Unione europea, situato nell'Europa meridionale e occidentale, il cui territorio coincide in gran parte con l'omonima regione geografica. L'Italia è una repubblica parlamentare unitaria e conta una popolazione di circa 59 milioni di abitanti, che ne fanno il terzo Stato dell'Unione europea per numero di abitanti. La capitale è Roma.

1933

1933

Il 1933 è un anno del XX secolo.

Fascismo

Fascismo

Il fascismo è un movimento politico di estrema destra sorto in Italia nel 1919 ad opera del politico, giornalista e in seguito dittatore, Benito Mussolini. Alcune delle dottrine e pratiche elaborate e adottate dal fascismo italiano si sono diffuse in seguito, anche se con caratteristiche differenti, in Europa e in altri Stati del mondo.

Lira italiana

Lira italiana

La lira italiana è stata la valuta ufficiale dell'Italia dal 1861 al 2002, quando, con l'introduzione dell'euro, ha definitivamente cessato di avere corso legale; una lira era suddivisa in 100 centesimi.

Fatturato

Fatturato

Il fatturato, in economia aziendale, è la somma dei ricavi ottenuti da un'impresa o ditta individuale attraverso cessioni di beni e/o prestazioni di servizi, registrati ai fini IVA - per cui, quindi, è stata emessa fattura.

Perdita (economia)

Perdita (economia)

Nel linguaggio economico con perdita si intende la mancata reintegrazione dei costi sostenuti in una qualsiasi attività, oppure la diminuzione di valore subita da un bene.

1993

1993

Il 1993 è un anno del XX secolo.

Conglomerato (finanza)

Conglomerato (finanza)

Con conglomerato, nell'economia e nella finanza, si intende una grande compagnia divisa in settori che si occupano di affari diversi, spesso completamente differenti tra loro.

Dollaro statunitense

Dollaro statunitense

Il dollaro statunitense è la valuta ufficiale degli Stati Uniti d'America. È anche utilizzato come valuta di riserva al di fuori della nazione.

1992

1992

Il 1992 è un anno bisestile del XX secolo.

Storia

Il Consorzio Sovvenzioni

Nel 1913, dopo aver dovuto effettuare il salvataggio di alcune imprese negli anni precedenti, la Banca d'Italia diretta da Bonaldo Stringher decise di costituire un organo permanente destinato al finanziamento e risanamento delle imprese in crisi, il Consorzio per Sovvenzioni su Valori Industriali. Il consorzio, divenuto operativo nel 1915, era guidato dalla Banca d'Italia e riuniva i Banchi di Napoli e Sicilia, alcune casse di risparmio, il Monte dei Paschi di Siena e l'Istituto Bancario San Paolo di Torino[4].

Dopo la prima guerra mondiale ci fu una grave crisi dovuta alle difficoltà della riconversione dell'industria bellica, sovradimensionata rispetto alla domanda in periodo di pace, che travolse anche le banche che avevano grossi interessi nelle stesse industrie. Nel 1922, in seguito al crollo della Banca Italiana di Sconto, fu trasferita al Consorzio la partecipazione di controllo nell'Ansaldo detenuta dall'istituto fallito[4].

Un anno dopo, il Banco di Roma, che era in crisi dal 1921, fu rilevato dalla Società Nazionale Mobiliare, controllata per il 26% dal Consorzio Sovvenzioni e per un altro 26% dalla Banca Commerciale Italiana e dal Credito Italiano[4].

L'Istituto di Liquidazioni

Nel 1926 il Consorzio Sovvenzioni, che ormai deteneva partecipazioni in pianta stabile, fu trasformato in un istituto dotato di personalità giuridica, l'Istituto di Liquidazioni[4].

Nel 1930 la crisi di liquidità del Credito Italiano portò questa banca sull'orlo della bancarotta. Si rimediò innanzitutto con la fusione del Credito con la Banca nazionale di credito (BNC), costituita per liquidare la Banca Italiana di Sconto. Nel 1931 le partecipazioni azionarie e i crediti a lungo termine dei due istituti riuniti confluirono in due finanziarie: le partecipazioni in società industriali nella Società Finanziaria Italiana (Sfi), mentre le partecipazioni immobiliari e le partecipazioni in aziende di pubblica utilità furono trasferite alla Società Elettrofinanziaria. Queste due società detenevano anche le quote di controllo dello stesso Credito Italiano[5].

Nel 1931 l'intervento pubblico riguardò la Banca Commerciale Italiana che, di fronte alla crisi finanziaria del 1929, aveva aumentato in modo preoccupante la propria esposizione verso il sistema industriale. Il crollo delle quotazioni azionarie richiese l'intervento statale, che si concretizzò in una complessa operazione: le partecipazioni azionarie della Comit nelle industrie furono trasferite alla Società Finanziaria Industriale Italiana (Sofindit), mentre le azioni della Comit sarebbero state conferite ad un'altra società, creata apposta, la Comofin, a sua volta controllata dalla Sofindit. Questa complessa operazione non fu, tuttavia, sufficiente e nel 1932 la Commerciale era insolvente e avrebbe dovuto essere liquidata[4].

Nel pieno della crisi degli anni trenta la Banca d'Italia si trovava esposta verso l'Istituto di liquidazioni e verso le banche per oltre 7 miliardi, ovvero oltre il 50% del capitale circolante.

La fondazione dell'IRI

La costituzione dell'IRI, avvenuta nel gennaio 1933, fu patrocinata a Benito Mussolini dal ministro delle finanze Guido Jung[6]. L'Iri nacque come ente temporaneo durante il periodo fascista con lo scopo prettamente di salvataggio delle banche e delle aziende a loro connesse. Primo presidente, oltre che uno dei principali artefici della creazione dell'ente, fu Alberto Beneduce, economista di formazione socialista, che godeva della fiducia del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Il nuovo ente era formato da una "Sezione finanziamenti" e una "Sezione smobilizzi". Il nuovo istituto assorbì innanzitutto l'Istituto di Liquidazioni. Poi nel 1934 l'IRI stipulò con le tre banche, Commerciale, Credito e Banco di Roma, tre distinte convenzioni con cui gli istituti di credito cedevano all'IRI le proprie partecipazioni industriali e i crediti verso le imprese, in cambio di liquidità, necessaria a proseguire l'attività bancaria. Conseguentemente furono trasferite all'IRI, e poi messe in liquidazione, la Sfi, la Società Elettrofinanziaria e la Sofindit[4].

Le partecipazioni furono infine trasferite all'IRI, la cui principale preoccupazione divenne rimborsare alla Banca d'Italia il capitale ricevuto per acquisire le finanziarie. Una volta trasferite le quote all'Istituto, questo avviò una propria campagna di mobilitazione del credito attraverso lo strumento delle obbligazioni industriali garantite dallo Stato. L'operazione fu l'applicazione in larga scala di quanto era già stato abbozzato con l'INA, ovvero l'organizzazione del piccolo risparmio che le banche, vincolate in legami a doppio filo con il sistema industriale, non riuscivano ad impiegare in reali processi di sviluppo.

In questo modo l'IRI, e quindi lo Stato, smobilizzò le banche miste, diventando contemporaneamente proprietario di oltre il 20% dell'intero capitale azionario nazionale e di fatto il maggiore imprenditore italiano con aziende come Ansaldo, Terni, Ilva, SIP, SME, Alfa Romeo, Navigazione Generale Italiana, Lloyd Triestino di Navigazione, Cantieri Riuniti dell'Adriatico. Si trattava in effetti di grandi aziende che già da molti anni erano vicine al settore pubblico, sostenute da politiche tariffarie favorevoli e da commesse pubbliche. Inoltre, l'IRI possedeva le tre maggiori banche italiane.

Alberto Beneduce

Nel 1934, il valore nominale del patrimonio industriale italiano era di 16,7 miliardi di lire, pari al 14,3% del Pil. Tra i principali trasferimenti all'ente figuravano[7]:

  • la quasi totalità dell'industria degli armamenti
  • i servizi di telecomunicazione di gran parte dell'Italia
  • un'altissima quota della produzione di energia elettrica
  • una notevole quota dell'industria siderurgica civile
  • tra l'80% ed il 90% del settore di costruzioni navali e dell'industria della navigazione

Nel complesso, con la costituzione dell'Iri il 21,49% del capitale delle società italiane esistenti al 31 dicembre 1933 era, direttamente o indirettamente, controllato dall'Istituto.[8]

IRI ente permanente

Francesco Giordani

Inizialmente era previsto che l'IRI fosse un ente provvisorio il cui scopo era limitato alla dismissione delle attività così acquisite. Ciò in effetti avvenne con alcune imprese del settore elettrico (Edison e Bastogi) e tessile[4], che furono cedute ai privati, ma nel 1937 il governo trasformò l'IRI in un ente pubblico permanente; in questo probabilmente influirono lo scopo di mettere in atto la politica autarchica lanciata dal governo e di tenere sotto controllo del governo le aziende navali ed aeronautiche, mentre era in corso la guerra d'Etiopia.

Per finanziare le sue aziende l'IRI emise negli anni trenta dei prestiti obbligazionari garantiti dallo Stato, risolvendo in questo modo il problema della scarsità di capitali privati. L'IRI si diede una struttura che raggruppava le sue partecipazioni per aree merceologiche: l'Istituto sottoscriveva il capitale di società finanziarie (le "caposettore") che a loro volta possedevano il capitale delle società operative; così nel 1934 nacque la STET, nel 1936 la Finmare, e nel 1937 la Finsider, poi nel dopoguerra Finmeccanica, Fincantieri e Finelettrica.

Alberto Beneduce nel 1939 a causa di problemi di salute, dovuti a un ictus che lo aveva colpito al ritorno da una riunione della Banca dei Regolamenti Internazionali a Basilea il 13 luglio 1936, lasciò la presidenza dell'ente a Francesco Giordani.

Il dopoguerra

Nel dopoguerra la sopravvivenza dell'Istituto non era data per certa, essendo nato più come una soluzione provvisoria che con un orizzonte di lungo termine; di fatto però risultava difficile per lo Stato cedere ai privati aziende che richiedevano grandi investimenti e davano ritorni sul lunghissimo periodo. Così l'IRI mantenne la struttura che aveva sotto il fascismo.

Solo dopo il 1950 la funzione dell'IRI fu meglio definita: una nuova spinta propulsiva per l'IRI venne da Oscar Sinigaglia, che con il suo piano per aumentare la capacità produttiva della siderurgia italiana strinse un'alleanza con gli industriali privati; si venne così a creare un nuovo ruolo per l'IRI, cioè quello di sviluppare la grande industria di base e le infrastrutture necessarie al paese, non in "supplenza" dei privati ma in una tacita suddivisione dei compiti. Ne furono esempi lo sviluppo dell'industria siderurgica, quello della rete telefonica e la costruzione dell'Autostrada del Sole, iniziata nel 1956.

"La formula IRI"

Negli anni sessanta, mentre l'economia italiana cresceva ad alti ritmi, l'IRI era tra i protagonisti del "miracolo" italiano. Altri paesi europei, in particolare i governi laburisti inglesi, guardavano alla "formula IRI" come ad un esempio positivo di intervento dello Stato dell'economia, migliore della semplice "nazionalizzazione" perché permetteva una cooperazione tra capitale pubblico e capitale privato.

In molte aziende del gruppo il capitale era misto, in parte pubblico, in parte privato. Molte aziende del gruppo IRI rimasero quotate in borsa e le obbligazioni emesse dall'Istituto per finanziare le proprie imprese erano sottoscritte in massa dai risparmiatori.

La teoria degli "oneri impropri"

Ai vertici dell'IRI si insediarono esponenti della DC come Giuseppe Petrilli, presidente dell'Istituto per quasi vent'anni (dal 1960 al 1979). Petrilli nei suoi scritti elaborò una teoria che sottolineava gli effetti positivi della "formula IRI"[9]. Attraverso l'IRI le imprese erano utilizzabili per finalità sociali e lo Stato doveva farsi carico dei costi e delle diseconomie generati dagli investimenti; significava che l'IRI non doveva necessariamente seguire criteri imprenditoriali nella sua attività, ma investire secondo quelli che erano gli interessi della collettività anche quando ciò avesse generato "oneri impropri", cioè anche in investimenti antieconomici[10].

Questa prassi, generalmente ritenuta connaturata all'esistenza stessa dell'IRI per il suo essere azienda pubblica, non era in realtà data per scontata al momento della sua creazione. La pratica amministrativa del suo fondatore, Alberto Beneduce, si fondava al contrario sull'assoluto rigore di bilancio e sulla limitazione delle assunzioni all'essenziale per garantire un funzionamento snello ed efficiente dell'organizzazione[11]. Allo stesso modo, durante i primi anni di vita si scelse a livello gestionale di non procedere con operazioni di salvataggio, reali o camuffate[12].

Critico verso la prassi assistenzialista, in linea quindi con la falsariga del modello Beneduciano fu il secondo Presidente della Repubblica Italiana, il liberista Luigi Einaudi, che ebbe a dire: «L'impresa pubblica, se non sia informata a criteri economici, tende al tipo dell'ospizio di carità».

Si veda a raffronto, due paragrafi più in basso, l'incremento del numero di dipendenti IRI, aumento che solo in parte può essere spiegato con l'espansione dell'attività produttiva in capo all'ente.

Poiché gli obiettivi dello Stato erano sviluppare l'economia del Mezzogiorno e mantenere la piena occupazione, l'IRI doveva concentrare i propri investimenti nel Sud ed incrementare l'occupazione nelle proprie aziende. La posizione di Petrilli rifletteva quelle già diffuse in alcune correnti della DC, che cercavano una "terza via" tra il liberismo ed il comunismo; il sistema misto delle imprese a partecipazione statale dell'IRI sembrava realizzare questo ibrido tra due sistemi agli antipodi.

Gli investimenti ed i salvataggi

L'IRI effettivamente poneva in essere grandissimi investimenti nel Sud Italia, come la costruzione dell'Italsider di Taranto e quella dell'AlfaSud di Pomigliano d'Arco e di Pratola Serra; altri furono programmati senza mai essere realizzati, come il centro siderurgico di Gioia Tauro. Per evitare gravi crisi occupazionali, l'IRI venne spesso chiamato in soccorso di aziende private in difficoltà: ne sono esempi i "salvataggi" della Motta e dei Cantieri Navali Rinaldo Piaggio e l'acquisizione di aziende alimentari dalla Montedison; questo portò ad un incremento progressivo di attività e dipendenti dell'Istituto.

Gruppo IRI – andamento numero dipendenti[13]

Anno Dipendenti
1938 201 577
1950 218 529
1960 256 967
1970 357 082
1980 556 659
1985 483 714
1995 263 000

I debiti e la crisi

All'IRI vennero richiesti ingentissimi investimenti anche in periodi di crisi, quando i privati riducevano i loro investimenti. Lo Stato erogava i cosiddetti "fondi di dotazione" all'IRI, che poi li allocava alle sue caposettore sotto forma di capitale; tali fondi però non erano mai sufficienti per finanziare gli enormi investimenti e spesso venivano erogati con ritardo. L'Istituto e le sue aziende dovevano quindi finanziarsi con l'indebitamento bancario, che negli anni settanta crebbe a livelli vertiginosi: gli investimenti del gruppo IRI erano coperti da mezzi propri solo per il 14%; il caso più estremo era la Finsider dove nel 1981 questo rapporto scendeva al 5%[14]. Gli oneri finanziari portarono in rosso i conti dell'IRI e delle sue controllate: nel 1976 si verificò che tutte le aziende del settore pubblico chiusero in perdita[15]. In particolare, la siderurgia e la cantieristica riportarono perdite fino agli anni ottanta, così come erano pessimi i risultati economici dell'Alfa Romeo. La gestione anti-economica delle aziende IRI portò gli azionisti privati ad uscire progressivamente dal loro capitale. All'inizio degli anni ottanta i governi iniziarono un ripensamento sulla funzione e sulla gestione delle aziende pubbliche.

L'epoca Prodi

Romano Prodi

Nel 1982 il governo affidò la presidenza dell'IRI a Romano Prodi. La nomina di un economista (seppur sempre politicamente di area democristiana, come il predecessore Pietro Sette) alla guida dell'IRI costituiva in effetti un segno di discontinuità rispetto al passato. La ristrutturazione dell'IRI durante la presidenza Prodi portò a:

  • la cessione di 29 aziende del gruppo, tra le quali la più grande fu l'Alfa Romeo, privatizzata nel 1986;
  • la diminuzione dei dipendenti, grazie alle cessioni e a numerosi prepensionamenti, soprattutto nella siderurgia e nei cantieri navali;
  • la liquidazione di Finsider, Italsider e Italstat;
  • lo scambio di alcune aziende tra STET e Finmeccanica;
  • la tentata vendita della SME al gruppo CIR di Carlo De Benedetti, operazione che venne fortemente ostacolata dal governo di Bettino Craxi. Fu organizzata una cordata di imprese, comprendente anche Silvio Berlusconi, che avanzarono un'offerta alternativa per bloccare la vendita. L'offerta non venne poi onorata per carenze finanziarie, ma intanto la vendita della SME sfumò. Prodi fu accusato di aver stabilito un prezzo troppo basso (vedi vicenda SME).

Il risultato fu che nel 1987, per la prima volta da più di un decennio, l'IRI riportò il bilancio in utile, e di questo Prodi fece sempre un vanto, anche se a proposito di ciò Enrico Cuccia affermò:

«(Prodi) nel 1988 ha solo imputato a riserve le perdite sulla siderurgia, perdendo come negli anni precedenti.»

(S.Bocconi, I ricordi di Cuccia. E quella sfiducia sugli italiani, Corriere della Sera, 12 novembre 2007)

È comunque indubbio che in quegli anni l'IRI aveva cessato di crescere e di allargare il proprio campo di attività, come invece aveva fatto nel decennio precedente; per la prima volta i governi cominciarono a parlare di "privatizzazioni".

L'accordo Andreatta-Van Miert

Per le sorti dell'IRI fu decisiva l'accelerazione del processo di unificazione europea, che prevedeva l'unione doganale nel 1992 ed il successivo passaggio alla moneta unica sotto i vincoli del Trattato di Maastricht. Per garantire il principio della libera concorrenza, la Commissione Europea negli anni ottanta aveva incominciato a contestare alcune pratiche messe in atto dai governi italiani, come la garanzia dello Stato sui debiti delle aziende siderurgiche e la pratica di affidare i lavori pubblici all'interno del gruppo IRI senza indire gara d'appalto europea. Le ricapitalizzazioni delle aziende pubbliche e la garanzia dello Stato sui loro debiti furono da allora considerati aiuti di stato, in contrasto con i principi su cui si basava la Comunità Europea; l'Italia si trovò quindi nella necessità di riformare, secondo criteri di gestione più vicini a quelli delle aziende private, il suo settore pubblico, incentrato su IRI, ENI ed EFIM. Nel luglio 1992 l'IRI e gli altri enti pubblici furono convertiti in Società per azioni. Nel luglio dell'anno successivo il commissario europeo alla Concorrenza Karel Van Miert contestò all'Italia la concessione di fondi pubblici all'EFIM, che non era più in grado di ripagare i propri debiti.

Per evitare una grave crisi d'insolvenza, Van Miert concluse, alla fine del 1993, con l'allora ministro degli Esteri Beniamino Andreatta un accordo[16], che consentiva allo Stato italiano di pagare i debiti dell'EFIM, ma a condizione dell'impegno incondizionato a stabilizzare i debiti di IRI, ENI ed Enel e poi a ridurli progressivamente ad un livello comparabile con quello delle aziende private entro il 1996. Per ridurre in modo così sostanzioso i debiti degli ex-enti pubblici, l'Italia non poteva che privatizzare gran parte delle aziende partecipate dall'IRI.

Le privatizzazioni

L'accordo Andreatta-Van Miert impresse una forte accelerazione alle privatizzazioni, iniziate già nel 1993 con la vendita del Credito Italiano. Nonostante alcuni pareri contrari, il Ministero del tesoro decise non di privatizzare l'IRI S.p.A., ma di smembrarla e di vendere le sue aziende operative; tale linea politica fu inaugurata sotto il governo Amato I e non fu mai messa realmente in discussione dai governi successivi. Raggiunti nel 1997 i livelli di indebitamento fissati dall'accordo Andreatta-Van Miert, le dismissioni dell'IRI proseguirono comunque e l'Istituto aveva perso qualsiasi funzione, se non quella di vendere le sue attività e di avviarsi verso la liquidazione.

Tra il 1992 ed il 2000 l'IRI vendette partecipazioni e rami d'azienda, che determinarono un incasso per il Ministero del tesoro, suo unico azionista, di 56 051 miliardi di lire, cui vanno aggiunti i debiti trasferiti.[17] Hanno suscitato critiche le cessioni ai privati, tra le altre, di aziende in posizione pressoché monopolistica, come Telecom Italia ed Autostrade per l'Italia; cessioni che hanno garantito agli acquirenti posizioni di rendita.

Particolarmente critica fu la privatizzazione di Autostrade per l'Italia, decisa nel 1997 e completata due anni più tardi. Per liquidare il Ministero del tesoro, si rese necessario reperire sul mercato una somma compresa fra i 4.500 e i 5.000 miliardi lire, dei quali il 40% avrebbe dovuto provenire da un "nucleo stabile" di azionisti, formato da una ventina di realtà imprenditoriali e finanziarie. A capo del progetto iniziale di cordata erano Lazard, Generali, insieme alla banca Rothschild.[18]

L'analisi della Corte dei Conti sulla stagione delle privatizzazioni

Con un documento pubblicato il 10 febbraio 2010[19], ormai ultimata la stagione delle privatizzazioni che aveva preso il via quasi 20 anni prima, la Corte dei Conti ha reso pubblico uno studio nel quale elabora la propria analisi sull'efficacia dei provvedimenti adottati. Il giudizio, che rimane neutrale, segnala, sì, un recupero di redditività da parte delle aziende passate sotto il controllo privato; un recupero che, tuttavia, non è dovuto alla ricerca di maggiore efficienza, quanto piuttosto all'incremento delle tariffe di energia, autostrade, banche, ecc., ben al di sopra dei livelli di altri paesi Europei. A questo aumento, inoltre, non avrebbe fatto seguito alcun progetto di investimento, volto a migliorare i servizi offerti.[20] Più secco è invece il giudizio sulle procedure di privatizzazione, che:

«evidenzia una serie di importanti criticità, le quali vanno dall'elevato livello dei costi sostenuti e dal loro incerto monitoraggio, alla scarsa trasparenza connaturata ad alcune delle procedure utilizzate in una serie di operazioni, dalla scarsa chiarezza del quadro della ripartizione delle responsabilità fra amministrazione, contractors ed organismi di consulenza, al non sempre immediato impiego dei proventi nella riduzione del debito[21]»

La liquidazione

Le poche aziende (Finmeccanica, Fincantieri, Fintecna, Alitalia e RAI) rimaste in mano all'IRI furono trasferite sotto il diretto controllo del Ministero del tesoro. Nonostante alcune proposte di mantenerlo in vita, trasformandolo in una non meglio precisata "agenzia per lo sviluppo", il 27 giugno 2000 l'IRI fu messo in liquidazione e nel 2002 fu incorporato in Fintecna, scomparendo definitivamente. Prima di essere incorporato dalla sua ex controllata ha però versato al Tesoro un assegno di oltre 5000 miliardi di lire, naturalmente dopo aver saldato ogni suo debito.

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1913

1913

Il 1913 è un anno del XX secolo.

Banca d'Italia

Banca d'Italia

La Banca d'Italia è la banca centrale della Repubblica Italiana, parte integrante dal 1998 del sistema europeo delle banche centrali (SEBC). Si tratta di un organismo di diritto pubblico e il suo scopo è quello di mantenere la stabilità dei prezzi e la stabilità e l'efficienza del sistema finanziario, in attuazione del principio della tutela del risparmio sancito dall'articolo 47 della Costituzione. La sede centrale è Palazzo Koch a Roma, con sedi secondarie e succursali in tutta Italia, mentre l'attuale governatore è Ignazio Visco, nominato il 20 ottobre 2011.

Bonaldo Stringher

Bonaldo Stringher

Bonaldo Stringher è stato un politico ed economista italiano, prima Direttore generale e poi primo Governatore della Banca d'Italia dal 1900 fino alla morte.

Banco di Napoli

Banco di Napoli

Banco di Napoli S.p.A. è stata una banca italiana ed è considerato il più antico istituto di credito esistente in Europa. A seguito dell'acquisizione avvenuta a fine 2002 del Banco di Napoli da parte del gruppo Sanpaolo IMI, la banca nel 2003 aveva assunto la denominazione Sanpaolo Banco di Napoli. L'operazione si era realizzata in due fasi distinte:Alla fine del 2002 ci fu la fusione per incorporazione di Banco di Napoli S.p.A. in Sanpaolo IMI S.p.A., con conseguente cessazione della prima. Successivamente venne costituita Sanpaolo Banco di Napoli S.p.A. alla quale, con effetto dal 1º luglio 2003, fu conferita l'intera attività del vecchio Banco di Napoli.

Banco di Sicilia

Banco di Sicilia

Il Banco di Sicilia era uno dei più antichi istituti di credito d'Italia. Dal 1867 al 1926 fu istituto di emissione autonomo. Nel 2010 è confluito in Unicredit.

1922

1922

Il 1922 è un anno del XX secolo.

Banca Italiana di Sconto

Banca Italiana di Sconto

La Banca Italiana di Sconto (BIS) fu un istituto di credito italiano attivo negli anni a cavallo della prima guerra mondiale.

Ansaldo

Ansaldo

Ansaldo era una società industriale, sorta a Sampierdarena nel 1853 con la ragione sociale di Gio. Ansaldo & C. società in accomandita semplice. Nel 1993 confluì nel gruppo Finmeccanica.

Banco di Roma

Banco di Roma

Il Banco di Roma fu una banca italiana fondata nel 1880 a Roma. Dichiarata, insieme a Banca Commerciale e Credito Italiano, banca d'interesse nazionale, fu per lunga parte della sua storia controllata dall'IRI, fino al 1992. In tale anno essa, insieme al Banco di Santo Spirito e alla Cassa di Risparmio di Roma, confluì in una nuova società chiamata Banca di Roma.

Banca Commerciale Italiana

Banca Commerciale Italiana

La Banca Commerciale Italiana fu un istituto bancario italiano, tra i maggiori del Paese.

1926

1926

Il 1926 è un anno del XX secolo.

1930

1930

Il 1930 è un anno del XX secolo.

Governance

Per la maggior parte della sua storia l'IRI è stato un ente pubblico economico dipendente funzionalmente dal Ministero delle partecipazioni statali, che fino agli anni ottanta fu quasi ininterrottamente ricoperto da esponenti della DC.

A capo dell'IRI vi erano un consiglio di amministrazione ed il comitato di presidenza, formato dal presidente e da membri designati dai partiti di governo. Se il presidente dell'IRI fu sempre espressione della DC, la vicepresidenza fu ricoperta da esponenti del PRI come Bruno Visentini (dal 1953 al 1971), Pietro Armani (dal 1977 al 1991) e Riccardo Gallo (dal 1991 al 1992, qui decreto di nomina), con un interregno del liberale Enzo Storoni (dal 1971 al 1977), a controbilanciare il peso dei cattolici con quello dei grandi imprenditori privati e laici. Le nomine ai vertici delle banche, delle finanziarie e delle maggiori aziende erano decise dal comitato di presidenza.

Dopo la trasformazione dell'IRI in società per azioni nel 1992, il consiglio d'amministrazione dell'Istituto fu ridotto a tre soli membri e l'influenza della DC e degli altri partiti, in un periodo in cui molti loro esponenti furono coinvolti nelle indagini di Tangentopoli, fu di molto ridotta. Negli anni delle privatizzazioni, la gestione dell'IRI fu accentrata nelle mani del Ministero del tesoro.

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Ente pubblico economico

Ente pubblico economico

Un ente pubblico economico, nel diritto italiano, è un ente pubblico che è dotato di propria personalità giuridica e autonomia patrimoniale perfetta, proprio patrimonio e proprio personale dipendente, il quale, anziché agire secondo strumenti propri del diritto amministrativo, aventi natura autoritativa, opera secondo diritto privato, differenziandosi per questo dalle pubbliche amministrazioni.

Ministero delle partecipazioni statali

Ministero delle partecipazioni statali

Il Ministero delle partecipazioni statali fu l'organo del Governo italiano addetto alla supervisione e gestione delle partecipazioni statali nell'economia italiana.

Democrazia Cristiana

Democrazia Cristiana

La Democrazia Cristiana è stato un partito politico italiano di ispirazione democratico-cristiana e moderata, fondato nel 1943 e attivo per quasi 51 anni, sino al 1994.

Partito Repubblicano Italiano

Partito Repubblicano Italiano

Il Partito Repubblicano Italiano (PRI) è un partito politico italiano.

Bruno Visentini

Bruno Visentini

Bruno Visentini è stato un politico e imprenditore italiano.

Pietro Armani

Pietro Armani

Pietro Armani è stato un politico italiano.

Riccardo Gallo (professore)

Riccardo Gallo (professore)

Riccardo Gallo è un ingegnere, economista e docente italiano. Professore alla Sapienza, ha svolto compiti di risanamento del sistema produttivo italiano in ambiti governativi, finanziari, aziendali, riversando e incrociando le competenze acquisite. È stato definito il bastian contrario sia del management pubblico che del privatismo arrogante, estremista di centro. Firma per il Corriere della Sera.

Enzo Storoni

Enzo Storoni

Enzo Storoni, all'anagrafe Vincenzo Storoni, è stato un giornalista e politico italiano di orientamento liberale, marito della storica Lidia Storoni Mazzolani.

Società per azioni

Società per azioni

La società per azioni è una società di capitali dotata di personalità giuridica e una autonomia patrimoniale perfetta, nella quale le partecipazioni dei soci sono rappresentate da titoli trasferibili, le cosiddette azioni suddivise in più tipi, e nella quale la gestione è delegata a un organo di gestione come ad esempio un consiglio di amministrazione (CDA).

Ministero del tesoro

Ministero del tesoro

Il Ministero del tesoro fu l'organo, in periodi alterni, del Governo italiano addetto alla supervisione e gestione del debito pubblico, delle spese dello Stato e della sua politica monetaria.

Partecipazioni

Le partecipazioni dell'IRI erano strutturate in una serie di holding di settore, che a loro volta controllavano le società operative. È degno di nota come la gestione di quote societarie rimaste nell'ambito delle partecipazioni statali anche dopo gli anni 1990 (principalmente in Finmeccanica e Fincantieri) spetti alla Fintecna, la quale assolverebbe quindi a una funziona parzialmente analoga a quella dell'IRI, di cui era nata come controllata. L'elenco seguente segnala comunque anche le aziende in seguito eventualmente tornate, in tutto o anche solo in parte, nell'ambito delle partecipazioni statali (tramite la già citata Fintecna, il Ministero dell'economia e delle finanze, Cassa depositi e prestiti o Invitalia).

Le principali aziende controllate dall'IRI sono state:

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Fincantieri

Fincantieri

Fincantieri S.p.A. è un'azienda italiana operante nel settore della cantieristica navale ed è il più importante gruppo navale d'Europa.

Fintecna

Fintecna

Fintecna è una società per azioni italiana, interamente di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, che si occupa principalmente di gestire le partecipazioni statali in società e enti, e l'eventuale liquidazione di questi ultimi.

Cassa depositi e prestiti

Cassa depositi e prestiti

La Cassa depositi e prestiti, nota anche come Gruppo CDP, è un'istituzione finanziaria italiana, sotto forma di società per azioni a controllo pubblico, circa l'83% delle azioni sono del Ministero dell'economia e delle finanze e circa il 16% di diverse fondazioni bancarie.

Banche di interesse nazionale

Banche di interesse nazionale

Le banche di interesse nazionale nacquero nel 1936 in Italia con la promulgazione della cosiddetta legge bancaria che riformava il sistema creditizio.

Banca Commerciale Italiana

Banca Commerciale Italiana

La Banca Commerciale Italiana fu un istituto bancario italiano, tra i maggiori del Paese.

Assicurazioni Generali

Assicurazioni Generali

Le Assicurazioni Generali sono una compagnia di assicurazione italiana. I suoi mercati principali sono l'Europa occidentale, l'America settentrionale e l'Estremo Oriente. È la più grande compagnia italiana di assicurazioni, terza europea per fatturato dopo Allianz ed AXA.

BNP Paribas

BNP Paribas

BNP Paribas è un gruppo di credito operante nei servizi finanziari e una delle 6 banche più solide al mondo secondo la valutazione della società di rating Standard & Poor's. Il Gruppo è presente in Europa in quattro mercati domestici attraverso la banca retail: Belgio, Francia, Italia e Lussemburgo.

1994

1994

Il 1994 è un anno del XX secolo.

Credito Italiano

Credito Italiano

Il Credito Italiano era una delle prime e più importanti banche italiane; insieme a Banco di Roma e Banca Commerciale Italiana, era una delle tre banche di interesse nazionale (BIN), controllate dall'IRI. Nel 1998 si fuse con UniCredito, diventando così UniCredito Italiano.

Alleanza Assicurazioni

Alleanza Assicurazioni

Alleanza Assicurazioni è una compagnia assicurativa italiana fondata a Genova nel 1898. Molto attiva in Italia, specialmente nel ramo vita, fa parte del Gruppo Generali dal 1934 e fa capo a Generali Italia dal 2013.

1993

1993

Il 1993 è un anno del XX secolo.

Banco di Roma

Banco di Roma

Il Banco di Roma fu una banca italiana fondata nel 1880 a Roma. Dichiarata, insieme a Banca Commerciale e Credito Italiano, banca d'interesse nazionale, fu per lunga parte della sua storia controllata dall'IRI, fino al 1992. In tale anno essa, insieme al Banco di Santo Spirito e alla Cassa di Risparmio di Roma, confluì in una nuova società chiamata Banca di Roma.

Le "Nuove IRI"

In linguaggio giornalistico l'IRI è rimasto come paradigma della mano pubblica interventista nell'economia,[25] che raccoglie partecipazioni in aziende senza troppi criteri imprenditoriali. Così enti statali come la Cassa depositi e prestiti e Invitalia sono stati soprannominati "nuove IRI", con una certa connotazione negativa, a sottolinearne le finalità politiche e clientelari che tenderebbero, secondo i critici, a prevalere su quelle economiche.[26]

Presidenti

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Alberto Beneduce

Alberto Beneduce

Alberto Beneduce è stato un dirigente pubblico, economista e politico italiano, amministratore di importanti aziende statali nell'Italia liberale e fascista, amministratore delegato dell'INA, tra gli artefici della creazione dell'IRI e suo primo presidente, oltre che ministro e deputato.

Francesco Giordani (chimico)

Francesco Giordani (chimico)

Francesco Giordani è stato un chimico italiano.

Alberto Asquini

Alberto Asquini

Alberto Asquini è stato un giurista e politico italiano.

Leopoldo Piccardi

Leopoldo Piccardi

Leopoldo Piccardi è stato un politico italiano.

Giuseppe Paratore

Giuseppe Paratore

Giuseppe Paratore è stato un avvocato e politico italiano, deputato, sottosegretario e Ministro delle poste e dei telegrafi nel Regno d'Italia, è stato membro dell'Assemblea Costituente, Senatore della Repubblica, Presidente del Senato.

Aldo Fascetti

Aldo Fascetti

Aldo Fascetti è stato un avvocato e politico italiano.

Giuseppe Petrilli

Giuseppe Petrilli

Giuseppe Petrilli è stato un politico italiano, noto soprattutto per avere ricoperto le cariche di Commissario europeo agli Affari Sociali (1958-1960) e poi di presidente dell’IRI per quasi vent’anni (1960-1979).

Pietro Sette

Pietro Sette

Pietro Sette è stato un dirigente d'azienda italiano delle Partecipazioni statali. Ha ricoperto le cariche di presidente dell'EFIM dal 1962 al 1975, dell'Eni dal 1975 al 1979 e dell'IRI dal 1979 al 1982.

Romano Prodi

Romano Prodi

Romano Prodi è un politico, economista e dirigente d'azienda italiano, Presidente della Commissione europea, Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana per due volte e una delle figure più importanti e iconiche della cosiddetta Seconda Repubblica.

Franco Nobili

Franco Nobili

Franco Nobili è stato un manager e imprenditore italiano nel settore delle grandi costruzioni e delle partecipazioni statali. È stato presidente dei costruttori europei tra il 2000 e il 2002.

Gian Maria Gros-Pietro

Gian Maria Gros-Pietro

Gian Maria Gros-Pietro è un dirigente d'azienda ed economista italiano, presidente del Consiglio di Amministrazione di Intesa Sanpaolo dal 27 aprile 2016, e membro del Consiglio di Amministrazione presso l’Università LUISS Guido Carli a Roma..

Piero Gnudi

Piero Gnudi

Piero Gnudi è un dirigente d'azienda italiano, ex-presidente della società Enel dal maggio 2002 all'aprile 2011 e ultimo presidente dell'IRI dal 1999 al 2002.

Fonte: "IRI", Wikipedia, Wikimedia Foundation, (2023, March 6th), https://it.wikipedia.org/wiki/IRI.

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Note
  1. ^ (EN) Reference for Business
  2. ^ Archivio storico www.corriere.it
  3. ^ Istituto per la Ricostruzione Industriale, dal sito in inglese.
  4. ^ a b c d e f g Napoleone Colajanni, Storia della banca italiana, Roma, Newton Compton, 1995
  5. ^ Enrico Berbenni, I processi dello sviluppo urbano. Gli investimenti immobiliari di Comit e Credit a Milano 1920-1950: Gli investimenti immobiliari di Comit e Credit a Milano 1920-1950, FrancoAngeli, 11 maggio 2010, ISBN 978-88-568-2696-8. URL consultato il 14 gennaio 2023.
  6. ^ Dizionario biografico Treccani
  7. ^ Mimmo Franzinelli, Marco Magnani, Beneduce, il finanziere di Mussolini, Mondadori 2009, pagg. 229-230
  8. ^ Archivio Storico Iri, Sezione Finanziamenti, Relazione del consiglio di amministrazione sul bilancio al 31 dicembre 1934, citato in AA VV, Storia dell'Iri (a cura di Valerio Castronovo), Editori Laterza, Roma-Bari, 2012, vol. 1, pag. 186
  9. ^ Petrilli pubblicò un libro intitolato Lo stato imprenditore, Cappelli, Bologna 1967; citato da M. Pini, I giorni dell'IRI, Arnoldo Mondadori, 2004, pag. 26 e bibliografia a pag. 298
  10. ^ M. Pini, I giorni dell'IRI, pag. 26
  11. ^ M. Franzinelli, M. Magnani, Beneduce, il finanziere di Mussolini, Mondadori 2009, pag. 239
  12. ^ ibidem, pagg. 230-31
  13. ^ da P. Bianchi, La rincorsa frenata-L'industria italiana dall'unità nazionale all'unificazione europea, Il Mulino, 2002
  14. ^ M.Pini, I giorni dell'IRI, Mondadori, 2004, pag. 67
  15. ^ V.Castronovo, Storia dell'Industria italiana, Mondadori, 2003
  16. ^ europa.eu: press release IP-96-1197
  17. ^ Mediobanca Ricerche e Studi,Le privatizzazioni in Italia dal 1992, 2000
  18. ^ Enzo Cirillo, Agip e rothschild entrano in autostrade, su ricerca.repubblica.it, Roma, 23 gennaio 1997. URL consultato il 7 settembre 2019 (archiviato il 7 settembre 2019).
  19. ^ La Corte dei Conti svela il lato oscuro delle privatizzazioni, 27 gen 2010, Il Giornale
  20. ^ Con privatizzazioni tariffe alte, 26 feb 2010, TgCom, su tgcom.mediaset.it. URL consultato il 19 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2010).
  21. ^ Corte dei Conti: le ex aziende pubbliche ora fanno i soldi grazie a tariffe più care, 26 feb 2010, Corriere della Sera
  22. ^ Paola Valentini, L'Ilva diventa Acciaierie d'Italia, in Milano Finanza, 23 aprile 2021. URL consultato il 14 ottobre 2021.
  23. ^ Alitalia dà l'addio ai cieli, Ita pronta al decollo, in ANSA, 14 ottobre 2021. URL consultato il 14 ottobre 2021.
  24. ^ Fabio Savelli, Le Autostrade tornano allo Stato a tre anni dal Ponte: sì di Atlantia a Cdp. Ai Benetton 2,4 miliardi, in Corriere della Sera, 31 maggio 2021. URL consultato il 31 maggio 2021.
  25. ^ Dallo Stato-imprenditore allo Stato-stratega, Osservatorio Globalizzazione, 8 gennaio 2020
  26. ^ Si veda ad esempio il titolo del seguente articolo sulla Cassa depositi e prestiti: F.M. Mucciarelli, Verso una nuova IRI ?, dal sito [1]
Bibliografia
  • AA VV, Storia dell'IRI (a cura di Valerio Castronovo), Editori Laterza, Roma-Bari, 2012 (6 volumi) [2]
  • Vera Lutz, Italy: A Study in Economic Development, Oxford, Oxford University Press, 1962.
  • Pasquale Saraceno, Il sistema delle imprese a partecipazione statale nell'esperienza italiana, Milano, Giuffrè, 1975.
  • Bruno Amoroso – O.J. Olsen, Lo stato imprenditore, Bari, Laterza, 1978.
  • Mario Ferrari Aggradi, Origini e sviluppo dell'industria pubblica in Italia, in "Civitas", sett.-ott. 1982.
  • Sabino Cassese, Gli «statuti» degli enti di Beneduce, in “Storia contemporanea”, 1984, n. 5, pp. 941-946.
  • Nico Perrone, Il dissesto programmato. Le partecipazioni statali nel sistema di consenso democristiano, Bari, Dedalo, 1992 ISBN 8-82206-115-2
  • Nico Perrone, Economia pubblica rimossa, in Studi in onore di Luca Buttaro, vol. V, pp. 241-289, Milano, Giuffrè, 2002. ISBN 88-14-10088-8
  • Massimo Pini, I giorni dell'IRI – Storie e misfatti da Beneduce a Prodi, Arnoldo Mondadori Editore, 2004. ISBN 88-04-52950-4
  • Mimmo Franzinelli, Marco Magnani. Beneduce: il finanziere di Mussolini, Milano, Mondadori, 2009. ISBN 9788804585930.
  • Piercarlo Ravazzi, "Le privatizzazioni del gruppo e la liquidazione deLL'IRI. Valutazioni, orientamenti, alternative." (2014): 257-335.
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